SARDEGNA, NURSERY DEL NEOLITICO di Ulisse Piras (Phasar Edizioni)
Care amiche, cari amici, per le recensioni di Linea Carsica, vi proponiamo questo interessante lavoro di Ulisse Piras. Buona lettura.
Che gli
argomenti di studio riguardanti l’archeologia e la storia, in particolar modo
se intrisi di mistero, siano intriganti e appassionanti non v’è dubbio; se poi
in un libro tali argomenti sono trattati con rigore scientifico,
dettagliatamente e con una scrittura fluida e piena di verve, allora il libro
in questione ha davvero dato il meglio che un lettore si possa attendere. È il
caso di Sardegna, Nursery del Neolitico
di Ulisse Piras, Phasar Edizioni.
Fin dal
primo approccio alle tematiche contenute nell’opera, si intuisce una logica che
sottende l’intero lavoro di Piras, ovvero il tentativo – che appare riuscito –
di portare l’attenzione sul “progresso” di alcune attività legate
imprescindibilmente all’avanzamento dell’uomo, in particolare la lavorazione
della pietra e del metallo. Il dato significativo è che l’autore pone al centro
della propria riflessione il fatto che la realizzazione di determinati lavori (vere
e proprie operazioni ciclopiche), sia in contrasto con molti degli elementi di
studio tradizionali/convenzionali, che attribuiscono una conoscenza limitata
alle popolazioni vissute intorno al X millennio a.C. In altre parole, tali
popolazioni non avrebbero avuto le conoscenze tecnico-scientifiche per poter
azzardare simili operazioni. L’idea di Piras, coraggiosa e sviluppata
organicamente, è che ci siano stati, in epoche remote, dei piccoli gruppi in
possesso di saperi di gran lunga superiori alla maggior parte degli altri
uomini allora viventi, e che sfruttando tali conoscenze queste élites di
individui “privilegiati” abbiano potuto realizzare opere ancora oggi di
difficile classificazione. Ma al di là dei lampi teorici (si pensi alla figura
della Grande Madre, centrale nel libro, o all’evoluzione del megalitismo e
della metallurgia, vista in chiave “deterministica” e non casuale), il libro di
Piras offre una scrittura scorrevole e intrigante, dove la magia dei nuraghi sardi
si intreccia a quella di costruzioni di altre parti del mondo, inscenando
paralleli davvero suggestivi. Non creda però il lettore più smaliziato (e
settorializzato) di trovarsi di fronte a un lavoro divulgativo in senso
semplicistico: le idee di Piras, per molti versi innovative, appaiono, allo
stesso tempo, solide (anche per il
rigore con cui vengono sostenute) e dinamiche. D’altronde, se qualcuno sarà
tentato di ritenere audaci alcuni passaggi del libro, dovrebbe riportare alla
mente alcune situazioni storico-culturali del passato, in cui eminenti teorie
furono avversate dai più, salvo poi essere largamente riconsiderate; degli
esempi? Bruno, Galilei, Einstein. La storia delle idee (e delle teorie
scientifiche) è costellata di accadimenti intrisi di sospetto. Ebbene, senza
scomodare Popper, Mach o Feyerabend, possiamo dire che approcciarsi in maniera
scevra da pregiudizi a lavori contenenti nuove teorie o teorie per la prima
volta rese in modo sistematico e organico, è non solo auspicabile ma doveroso. Il
libro di Piras ci restituisce un mondo atavico e misterioso, ma allo stesso tempo
così (tecnicamente) attuale da suscitare stimolanti interrogativi. Leggere per
credere.