SENZA ORTO NE' PORTO di Roberto Marzano (Bel-Ami Edizioni)



Care amiche, cari amici. Riprendono – seppure con tempi decisamente allungati – le recensioni di Linea Carsica. E si riparte con una silloge davvero esemplare.

Tra le novità dell’orizzonte poetico 2013, un occhio di riguardo merita Senza orto né porto, Bel-Ami Edizioni, raccolta del genovese Roberto Marzano. Liriche tra l’ironico e il sognante che, mescolando dolcezza e acidità, donano al lettore uno sguardo quanto mai attuale e profondo su questa nostra società che sembra andare alla deriva: “Perché nessun uomo dovrebbe abitarci / figuriamoci un bambino che ha solo otto giorni” (Case impopolari, pag. 27) e ancora: “Canto le grate storte / del mio quartiere di sabbia / sigillato da reti in recinti / nette strisce di stop sull’asfalto / fredde sbarre d’indifferenza […]” (Piccoli fiammiferai, pag. 41). Cantore degli ultimi e del grigiore, dell’enclave e del «messo da parte», ma anche dello spazio, del tempo, e della dimensione del bello, di quegli umani, vividi sentimenti che ancora (per fortuna!) sopravvivono. Capace di sferzate pungenti ma anche di tanta delicatezza, Marzano restituisce attimi di poesia che sembrava ormai scomparsa. A proposito di fine sensibilità (una cosa quasi d’altri tempi, che coesiste perfettamente con l’attualità del lirismo del Marzano), non resisto alla tentazione di pubblicare integralmente la lirica Discese, pag. 52: “Chissà dove portano / se prima o poi risalgono / e sorprendendosi alle spalle / silenziose ridiscendono / in un giro senza fine? // Certo è che conducono sempre / al mare o alla pianura / fan fiatare i ciclisti in apnea / e rubano spietate i palloni / ai bambini poco accorti”. Un menestrello Marzano, uno di quegli instancabili uomini che raccontano con il piacere di raccontare e che affascinano l’ascoltatore. Sì, perché Marzano fa vivere le sue liriche non solo sulla carta ma le plasma con la sua voce e la sua chitarra. E, a pensarci bene, non poteva essere diversamente, data la musicalità e il ritmo delle sue parole, che paiono intrecciate in magiche strocche e stornelli. Forse farò un torto all’autore, che ama declinare onorificenze e blasoni (soprattutto le cravatte!), ma mi si permetta di dire che davanti a Marzano si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un maestro. Uno di quegli ultimi maestri artisti/artefici/artigiani che affascinano i propri apprendisti, li tengono incollati al proprio sentire e li fanno ritornare ancora e ancora alle loro botteghe. A nostro parere aggiungere altro potrebbe risultare pleonastico, ecco perché vi salutiamo con alcuni versi della splendida Briciole, pag. 109, che chiude il libro: “Alla fine raccoglieranno tutte le briciole dal tavolo / per ricomporre il pane della mia vita / la mollica saranno i segreti dell’anima / la crosta ciò che hanno visto di me gli altri”. 

Le illustrazioni presenti all'interno del libro sono di Davide Marzano.

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