Adriana Gloria Marigo per DANZA DI NERVI di Gianluca Conte (Lupo Editore)
A. Gloria Marigo per DANZA DI NERVI di Gianluca Conte - Lupo Editore, 2012
In epigrafe a Danza di Nervi – Lupo Editore 2012, Gianluca Conte pone una riflessione insieme
oblativa e assertiva che dichiara il composito
orizzonte – persone care, sconosciuti, accadimenti, problematiche
sociali, natura - dal quale estrarrà materia per la poesia, comporre la
terza raccolta
che manifesta la forte presenza dell’elemento etico, quale connotato
che informa la partecipazione del poeta al mondo come un
attraversamento, meglio, un
viaggio che si contamina delle cose della vita, che non lascia
spettatore neutrale, ma provoca un ventaglio di sentimenti che passano
dalla commozione,
attraverso la compassione, all’indignazione nello specchio della
responsabilità, poiché è in questo elemento – insieme con l’altro della
dignità - che ci
si può presentare nel mondo, farne parte: - Carne viva o materia inerte,/la scelta è tua – ho sentito dire./ pag. 25 -
- Io pianto radici nella strada, dove non cresce/niente./Io
decido i giorni, spire come serpi antiche/perso in androni privi di
pietà./ pag. 19 –
E’ in questa lirica di apertura che l’io lirico coincide con l’io
dell’uomo e la forza del pronome di prima persona esprime tutta la
potenza di una
affermazione che non lascia ombre sull’operare, né sulle intenzioni,
né sulla visione del mondo che si manifesta come attraversamento – “strada” -
del “niente” o luogo dalle forme velenose e archetipe o scalzato da ogni conforto umano.
Intrapreso il viaggio, inevitabile è l’incontro, il trovarsi con
l’altro, vedere, cercare la prossimità o la distanza, percepire il tempo
ineluttabile nel
suo sovrastare ogni fatto e affetto, constatare che lo spaesamento è
reale, non una dissertazione per intellettuali. Contemporaneamente il
poeta denuncia
la desolazione dello stare, poiché qualcosa stride, qualcosa viene a
mancare o non si compie e nulla può essere condotto a misurazione,
giacché sembra
vigere su tutto il segno dell’inafferrabile, della mancanza di ragione: -
Qui la notte taglia il giorno di traverso/nelle nebbie appese ai
muri/nei treni cigolanti/nelle storie finite male/nei contorni mai
tracciati//
pag.21 –
La vis poetica di Gianluca Conte si fa prossima a certi metafisici –
Montale, Eliot – poiché il verso scarno, libero, con l’interna
musicalità che inerisce
all’affermazione di Schönberg "nella musica non c'è forma senza
logica e non c'è logica senza unità”, la predilizione per la parola
assoluta, i rarefatti
aggettivi, gli ossimori, gli incipit fortemente assertivi ( Ecco il lamento…pag.24 – Oggi pianto…pag.26 – Io sono la paura…
pag.27- C’è una linea… pag.28 – E’ il verme che c’è… pag.29
– e molti altri) scolpiscono una raccolta in cui il connotato estetico
non
risolve la domanda della bellezza formale, superandola e coincidendo con
la valenza etica, consegnandoci la presenza della creatura umana quale “stella di buio” pag. 60 - e “tutto e niente” pag. 61 – per concludere con la bellezza essenziale di Tu non sai/della solitudine che avvolge./Sarà poco il soffrire/e inutile la pena,/com’è poco/il darsi al Nulla. Pag. 36 –
Il Poeta ci indica con la forza assertiva della sua parola, con la
scarnificazione del verso, con alcune liriche prossime agli epigrammi
che l’unico modo
di stare nel mondo è di essere uomini etici, portatori di un
sentimento e una ragione il cui incontro è morale. (Adriana Gloria Marigo)