La libertà, che bella cosa (aleatoria) - di Angela Leucci

Il 2012 è stato per me l'anno un cui ho compreso davvero quanto la libertà sia in effetti non semplicemente vincolata all'altro, ma vincolata dall'alt(r)o. Ma andiamo con ordine.
All'inizio dell'anno, Facebook ha fatto rimuovere l'account di Otranto Oggi, la testata per cui scrivo e per cui sono stata direttore, perché qualcuno si è sentito toccato da quello che chi gestiva l'account scriveva. Non c'erano delle accuse, ma delle domande, cui evidentemente gli interessati non hanno voluto rispondere. Così questi hanno dapprima creato un account fake per denigrarci, sputando ripetutamente sul lavoro che io e gli altri abbiamo compiuto in questi oltre due anni. A niente sono valsi i reclami del gestore, nonostante, curiosamente, le accuse nei nostri confronti potevano essere benissimo oggetto per una causa per diffamazione: venivamo accusati infatti di essere una testata di parte. Di quale parte non si è mai capito. Siamo ambientalisti, crediamo nella giustizia, ma evidentemente il toccare interessi di parte, questi per davvero, è stato deleterio.
Poi c'è stata la mia meravigliosa estate, quella della mia prima querela per diffamazione. Funziona così: ti vengono a prendere le forze dell'ordine, cordialissime, questo glielo devo concedere, sono stati tutti meravigliosi alla tenenza della Guardia di Finanza, e mi hanno anche aiutato a sdrammatizzare. Il problema è che a loro non dicono chi sia stato a querelarti e perché. Per cui non possono dirlo neppure all'interessato, sono informazioni talmente riservate che non sono disponibili neppure a loro. La cosa buona è che lì mi hanno spiegato tutto, sono stati davvero esaustivi, e il resto me l'hanno spiegato i miei avvocati. Al momento, anche se ho un'idea, non so nulla di più. Per una persona che scrive su cinque testate di cui tre nazionali, è molto complicato risalire al chi, al come e al perché. Comunque chi mi ha querelato ha ottenuto il suo risultato: non sono più quella di prima. Ora ho paura anche di una virgola messa male. Io, che non pubblico nomi e foto di persone che sono in presunzione di reato perché potrebbero essere innocenti, io che mi batto per essere quanto più delicata nei casi di incidenti stradali, io che non cerco di essere mai troppo incisiva politicamente, per non offendere la sensibilità di chi non la pensa come me, io che quando parlo di escort e prostituzione non accuso mai le donne, ma chi le sfrutta. Questa sono io, ma evidentemente a qualcuno non piace. Ci ho scritto persino su un racconto, che andrà in un'antologia che esce nel 2013.
Oggi la ciliegina sulla torta. Il mio account Facebook è stato disabilitato. Qualcuno si è sentito offeso da un commento che riportava la parola “pompino” e l'espressione “li morti loro”. Bello, eh? Soprattutto perché utilizzavo delle espressioni forti per sostenere la libertà di parola del mio amico G., accusato di scrivere poesie troppo tristi.
Sarà trito e ritrito ma quello che penso è che non mi avrete mai come volete voi.
Sapete come finisce la canzone? Che Angelina chiama le cose con il loro nome. Poi volta la carta e finisce in gloria.
 
Questo post è stato pubblicato da Angela Leucci su uno dei suoi blog e visualizzabile all'indirizzo:
 
 

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