Cuore di rosa (estratto da "Storie scorrette" di Luna Concategi)
Cuore
di rosa.
Un
nome troppo dolce per un uomo. Mi porto dietro questo soprannome da quando per
baciare Laura feci un inchino e le chiesi il permesso. Mauro e Stefano erano
dietro al muro e mi spiavano. Volevano vedere quanto ero maschio. Li delusi.
Così incominciarono a prendersi gioco di me, a dire che ero una femminuccia,
uno senza palle. Avevamo tredici anni e loro già fumavano e potevano uscire di
casa alle due del pomeriggio e tornare alle sette. Io no. Io non potevo. Poi
eccomi a vent’anni. Nulla era cambiato. Una volta Giuseppe mi disse: “Tu sei
troppo buono. Scommetto che se ti scopi una, non spingi troppo per non farle
male”. Io lo guardai allibito, ma forse non aveva tutti i torti. Uno troppo
buono. Che se ne fa il mondo di uno troppo buono?