Il mondo ai piedi



Sentivo di poter calpestare infinite virtù, ammassate come bestie da macello in antri bui di tenebra. Sentivo i loro cuori spegnersi, i respiri farsi sibili sottili mentre il mio sguardo era lontano, perso verso mondi di vette altissime. Smisurata tensione sentivo all’irrazionale canto primitivo del sangue degli agnelli, sacrificati alla follia suprema d’uno spazio vitale
fatto di morte nera come la pece. Sentivo d’avere le chiavi del mondo nelle mie mani, e tutto era troppo piccolo, anche il mio destino. Adesso canto con i morti. Adesso Io e Stige siamo la stessa cosa. E quella croce dai bracci uncinati è diventata il mio lancinante castigo. Sara mi ha sorriso. Sara che vuol dire principessa. La mia piccola ebrea. Quella che mandai al macello insieme agli altri. E sulla Terra dicono che ora basta con questi ricordi. Io invece voglio ricordare in eterno. Voglio ricordare per sempre che bestia sono stato. Un mostro senza anima. E tu, piccola Sara, non mi perdonare. Urlami contro che non merito pietà per i secoli a venire. Eppure mi hai sorriso. E quel sorriso è la mia vera pena.

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